Nato nel 1956 in Argentina, da genitori italiani, J.C. D'AMICO era studente a Roma quando cominciò ad usare la macchina fotografica. I suoi studi in Lingue e Letterature Straniere all'Università La Sapienza lo portarono ad interessarsi alla storia dell'arte e alle avanguardie del primo Novecento. Si appassiona allora alle teorie artistiche alla base di movimenti come il dadaismo, il cubismo o il surrealismo, teorizzato e incarnato da André Breton.
Convinto del ruolo importante che la fotografia poteva assumere nella sua evoluzione verso l'astrattismo pittorico, iniziò a sperimentare nuove tecniche per produrre immagini capaci di rappresentare un altro universo, un'altra realtà più vicina agli istinti naturali, alle sensazioni, ai sentimenti ed ai turbamenti dello spirito.
Le foto diventano allora la trasposizione di immagini oniriche, a volte persino di incubi, frutto di stati d'animo provocati da emozioni contrastanti.
Altre immagini, costruite in modo più razionale e con un obiettivo ben preciso, sono messaggi più volutamente impegnati e sono testimonianze che vogliono contrastare con una realtà sempre più disumanizzata e disumanizzante.
Dalle foto di J.C. D'AMICO emergono tre sequenze pittoriche:



Professore e ricercatore specializzato nel Rinascimento italiano, la sua analisi della pittura si nutre della conoscenza di diverse epoche e correnti culturali che lo portano ad interrogarsi sull'evoluzione della fotografia e sulla sua eco nella società.
Ispirato dalle sue letture e dalla sua ricerca, si appoggia sulla sperimentazione fotografica e crea una tecnica che mira a produrre immagini astratte che vadano oltre il concreto e permettano di esprimere una realtà invisibile.
Questo tentativo di esprimere l'invisibile attraverso immagini surreali gli permette di esprimere la sua realtà e di liberarsi dai canoni della bellezza classica.
Così, attraverso la creazione di queste fotografie pittoriche, esternalizza le domande, le ansie, le paure provate di fronte ad una natura snaturata e ad una società disumanizzante.
La tecnica ruota principalmente attorno al negativo della foto originale, che viene rielaborato manualmente utilizzando strumenti specifici, creati ad hoc, e filtri speciali. J.C. D’AMICO lavora sul negativo come su una tela per rivelare la sua percezione del momento colto.
In alcune opere, il lavoro viene finalizzato attraverso l’uso di tecniche digitali.


